Voi ci credete al destino? E alla sfiga? Non so quante probabilità su un milione ci siano di aprire la porta a spinta di un garage sotterraneo, incastrarci il pollice e perdere completamente la mia amata unghia… ma così è stato. Se ne stava lì appesa alla maniglia, bella e fresca di manicure, mentre il mio viso iniziava ad affogare di lacrime. Scusate per la scena atroce, lo so. Ma serve a voi per empatizzare con me che di lì a qualche ora sarei dovuta salire sul palco a parlare di scrittura e usabilità, quale momento migliore per frantumarsi un dito.
Usabilità è accessibilità dicono, e viceversa. Ma sapete quante cose diventano poco usabili e accessibili senza un pollice? Non riuscivo a togliere gli orecchini la sera e l’ho dovuto chiedere a Martina. Non riuscivo ad afferrare il ticket al casello dell’autostrada. Non riuscivo ad usare i cotton fioc per pulirmi le orecchie. Non riuscivo a sbloccare il cellulare con una mano sola.
Quando ho iniziato a scrivere il mio libro ho deciso di raccogliere quelli che sono secondo me i principi fondanti dello UX Writing in un Manifesto (che potete scaricare gratuitamente in homepage). I punti sono dieci:
- Chiari, non trasparenti
- Coincisi, meno è meglio
- Coerenti, se no è caos
- Informativi, con direzione
- Naturali, come a voce
- Umani, con carattere
- Strutturati, che si trovino
- Mirati, non affollati
- Ponderati, bada bene
- Inclusivi, accessibili a tutti
L’ultimo punto era ultimo non a caso, ho preferito “toccarla piano” come si suol dire. È un tema delicato, sul quale non sono particolarmente preparata, che rischia di far male se non trattato bene. Eppure in questi ultimi mesi ho capito che forse no, doveva essere il primo, perché il tema conta più dei miei timori.
Cosa significa inclusivo ed accessibile?
- Inclusivo evita l’uso di parole o espressioni che escludono determinati gruppi di persone
- Accessibile facile da leggere e da capire per chiunque, in qualsiasi contesto
Quando parliamo di accessibilità spesso lo colleghiamo alla disabilità permanente e lo immaginiamo come un mondo lontano da noi. Ma è davvero così? Le statistiche parlano di un miliardo di disabili, il 15% della popolazione mondiale – cifra altissima e non certo da sottovalutare.
La disabilità riguarda tutti
Il numero va molto oltre quel miliardo di persone che si auto identifica come disabile poiché per qualche accaduto la sua vita è drasticamente cambiata. C’è anche un grande numero di persone che non si identifica in quel gruppo, magari perché la disabilità è minore e circoscritta.
Ci sono poi tutti gli alleati di chi è disabile, quelle persone che con loro interagiscono e utilizzano anche gli stessi loro strumenti: famiglia, amici, colleghi di lavoro.
Inoltre, ancor più importante, dobbiamo ricordarci che ci sono tre diverse categorie di disabilità:
- Permanente
- Temporanea
- Situazionale
Il mio dito ora è a tutti gli effetti una disabilità temporanea, che mi sta creando situazioni di disagio e non accessibilità.
Allo stesso modo posso essere permanentemente muto, posso avere una laringite temporanea o avere un accento così forte da non essere capito. Posso essere cieco, avere una cataratta o essere colpito da una luce così forte che non mi permette di vedere bene.
Universal Design e Universal Writing
Progettare e scrivere in maniera accessibile e inclusiva porta un beneficio a tutti, che sia disabile o meno.
Nella storia ci sono un sacco di cose e strumenti accessibili, nati con l’obiettivo di risolvere una determinata disabilità, come questo pelapatate – ancora oggi è uno dei più venduti al pubblico e meglio recensiti in Amazon:
Lo stesso vale per lo scivolo dei marciapiedi, quello che vedete qui sotto è quello di Haarlem – la città in cui vivo. Benché sia nato in tempi di guerra per aiutare i veterani disabili, è tutt’ora d’aiuto anche a donne col passeggino o turisti a spasso con la valigia.
E ancora, i sottotitoli. Chi di voi non li usa? Io che spesso guardo film in lingua originale ma sono troppo stanca per prestare attenzione al parlato, trovo molto più semplice scorrere il testo. Nacquero non troppo tempo fa, in un programma televisivo di cucina, per dare la possibilità ai non udenti di seguire le ricette – ma diciamoci la verità, se non fossero scritte quanto più difficile sarebbe appuntarle?
Infine, non dimentichiamolo, il livello di comprensione medio di chi ci legge non è lo stesso nostro che della scrittura ne abbiamo fatto una professione. Le statistiche sono allarmanti, parlano di una percentuale di italiani con scarse capacità di lettura e comprensione di un testo che arriva al 28%. Scrivere in maniera chiara, semplice e concisa è fondamentale.
Ecco perché, a parere mio, dall’accessibilità deve partire la nostra scrittura. Tutti i punti a seguire del Manifesto non fanno che aiutarci in questo. Se un testo è comprensibile a tutti allora sì che il nostro lavoro sarà d’aiuto e d’esempio per gli altri.
Volete curiosare il resto della mia presentazione al Web Marketing Festival? La trovate qui:
UX writing manifesto (Italian) – Serena Giust #wmf19 from Serena Giust